di Anna Bernasconi e Emilio Romeo - di Marco Tagliabue - di Flore Amos Ucraina, il più grande campo minato del mondo di Anna Bernasconi e Emilio Romeo
Campi minati tutt’intorno ai villaggi, a pochi metri da dove giocano i bambini. Questa è la realtà quotidiana con cui convive la popolazione di un quarto del territorio dell’Ucraina, oggi diventata il più grande campo minato del mondo. Circa 160mila chilometri quadrati sono infestati dal rischio di queste trappole mortali che scattano con la pressione di un piede o di un veicolo. Una superficie pari a quattro volte la Svizzera è stata trasformata in una distesa dove ogni passo può essere letale. L’agricoltura del Paese viene tenuta sotto scacco da questi piccoli ordigni di basso costo. La maggior parte delle vittime è provocata da mine antiuomo, armi indiscriminate e come tali proibite dal diritto internazionale. Se per disseminare migliaia di mine basta il tiro di un lanciarazzi, lo sminamento è invece un lavoro lungo e costoso. Per la bonifica si prevedono decenni e forse non avrà mai fine. La Svizzera, seconda per contributi allo sminamento umanitario, ha stanziato cento milioni di franchi mentre gli Stati Uniti hanno appena approvato la fornitura di mine antiuomo all’Ucraina per “frenare l’avanzata russa”.
Ero l’uomo della guerra di Marco Tagliabue
La parabola dell’imprenditore italiano Vito Alfieri Fontana, da produttore di armi ad operatore di pace. Per oltre vent’anni l’azienda di famiglia per cui lavora, produce mine antiuomo che provocano migliaia di vittime e mutilati nei conflitti di tutto il mondo, soprattutto bambini. Poi, una lacerante conversione personale lo porta a cambiare vita. Chiude la ditta e diventa sminatore nei Balcani. Oggi, Vito Alfieri Fontana dice:
“Il bilancio della mia coscienza è impari, perché il male compiuto resta. Per sempre.”
Bombe nei laghi svizzeri di Flore Amos
Almeno ottomila tonnellate di munizioni militari giacciono inesplose sui fondali dei laghi di Thun, di Brienz, di Neuchâtel e in alcune aree del lago dei Quattro Cantoni. Le munizioni sono state depositate tra il 1918 e il 1964. Si tratta di esplosivi problematici, di munizioni di ordinanza in esubero oppure di munizioni obsolete. Le possibili conseguenze inquinanti sull’uomo e sull’ambiente vengono monitorate ma, a distanza di decenni, le autorità sono ancora indecise su come e se ripescarle. Intanto, nei mesi scorsi l’Ufficio federale dell’armamento ha indetto un concorso di idee invitando a fornire suggerimenti per come rimuovere in modo ecologico e sicuro le munizioni. TEMI IN PROGRAMMA
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A cura di Valerio Selle TEMI IN PROGRAMMA
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