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Stagione: 2018. Isabella d'Este e Lucrezia Borgia: le signore del Rinascimento Nel XVI secolo, al tempo in cui l'Italia è frammentata in numerosi piccoli stati, Isabella d'Este Gonzaga e Lucrezia Borgia, profondamente diverse tra loro per indole e storia familiare, e diventate cognate, lasciano il segno nella storia e nella cultura dei loro casati e delle loro città. Mantova, eletta capitale italiana della cultura 2016, con Isabella e il marito Francesco II, si arricchisce di innumerevoli splendori artistici, mentre la corte di Ferrara è definita nel Rinascimento "la prima città europea". Le analogie e le differenze tra le due nobildonne sono al centro di questo documentario. Isabella d'Este Gonzaga, bambina prodigio, affascinata dai viaggi, la moda e la musica, verrà definita dai suoi contemporanei la prima donna del mondo. Incarna un modello di principe umanista. Circondata da intellettuali e artisti, ha concepito la sua vita come un'opera d'arte e ha coltivato le arti, la bellezza e la cultura come valori fondanti. Ma la marchesa è anche una razionale manipolatrice, nelle relazioni diplomatiche e in quelle con gli artisti. Ha un'altissima concezione di sé e del suo ruolo nella storia, ed è pronta a tutto per salvaguardare i figli e la corte. Il nome di Lucrezia Borgia, invece, è sempre stato associato a veleni, intrighi e incesti, ma alla luce di nuovi studi - basati su registri, documenti amministrativi e lettere segrete scritte in codice - possiamo dire che, in realtà, ha avuto grandi capacità di reggenza del ducato in assenza del marito e che ha sempre avuto come fine ultimo il benessere dei suoi sudditi e la sopravvivenza dello Stato estense. Pochi ricordano che è Lucrezia ad aver fondato una banca per i poveri e ad aver promosso le bonifiche dei terreni paludosi perché diventassero terre coltivabili. Al prestigio e lusso personale preferisce investimenti economici per la comunità.
17:00
Ch: 65
Venerdì 19/04/2024
(30m)
16:55
Ch: 54
Sabato 20/04/2024
(50m)
Stagione: 2020. Federico Caffè, l'economia al servizio dell'uomo Federico Caffè è stato uno dei più importanti economisti della seconda metà del Novecento. Un economista che non guardava solo ai numeri, ma aveva a cuore il benessere delle persone, un "riformista umanista" che ha sempre auspicato il prevalere delle idee sugli interessi e pensato una società nel segno dell'equità. Nato a Pescara nel 1914 si laurea a Roma e alla fine della guerra collabora con Meuccio Ruini, ministro per la Ricostruzione del governo Parri. Fondamentale per la sua formazione è il soggiorno alla London School of Economics nel 1947 durante il quale ha l'opportunità approfondire il pensiero keynesiano che, insieme all'economia del benessere, rimarrà sempre il suo orizzonte teorico. Dipendente per molti anni della Banca d'Italia la lascerà per dedicarsi esclusivamente all'insegnamento. Docente di Politica economica e finanziaria dal 1959 all' 1984 ha esercitato il suo incarico di professore con passione e abnegazione. È stato relatore di più di 1200 tesi e ha contribuito a formare molti economisti italiani di successo come Mario Draghi e Ignazio Visco. Federico Caffè intellettuale poliedrico dalla cultura enciclopedica, uomo sensibile che amava la musica e la letteratura, all'età di 73 anni, quando è ormai un uomo anziano e psicologicamente provato, decide di scomparire nel nulla allontanandosi volontariamente da casa senza lasciare alcuna traccia. Di lui non si avranno più notizie. Nel 1998 il Tribunale di Roma ne ha dichiarato la morte presunta. Nell puntata, firmata da Keti Riccardi, intervengono la nipote Giovanna Leone, Giuseppe Amari, curatore di numerosi saggi su Caffè, Maurizio Franzini, Daniele Archibugi, Mario Tiberi e Giuseppe Ciccarone, economisti e allievi di Federico Caffè. Hanno contribuito anche l'Archivio storico della Banca d'Italia, Ediesse edizioni, il quotidiano "Il Manifesto".
17:00
Ch: 65
Sabato 20/04/2024
(30m)
01:05
Ch: 54
Domenica 21/04/2024
(55m)
Stagione: 2020. Roberto Bracco - Emma e Irma Gramatica Il nesso tra Roberto Bracco e le sorelle Gramatica è costituito dall'affetto che lega la più giovane, Emma, all'autore teatrale, ingiustamente messo all'angolo nel ventennio fascista. Sarà Emma a riportare infatti in scena Bracco, inviso a Mussolini e al regime, con la rappresentazione de "I Pazzi", l'ultima opera scritta dal bistrattato autore.
03:20
Ch: 54
Domenica 21/04/2024
(50m)
Stagione: 2020. Federico Caffè, l'economia al servizio dell'uomo Federico Caffè è stato uno dei più importanti economisti della seconda metà del Novecento. Un economista che non guardava solo ai numeri, ma aveva a cuore il benessere delle persone, un "riformista umanista" che ha sempre auspicato il prevalere delle idee sugli interessi e pensato una società nel segno dell'equità. Nato a Pescara nel 1914 si laurea a Roma e alla fine della guerra collabora con Meuccio Ruini, ministro per la Ricostruzione del governo Parri. Fondamentale per la sua formazione è il soggiorno alla London School of Economics nel 1947 durante il quale ha l'opportunità approfondire il pensiero keynesiano che, insieme all'economia del benessere, rimarrà sempre il suo orizzonte teorico. Dipendente per molti anni della Banca d'Italia la lascerà per dedicarsi esclusivamente all'insegnamento. Docente di Politica economica e finanziaria dal 1959 all' 1984 ha esercitato il suo incarico di professore con passione e abnegazione. È stato relatore di più di 1200 tesi e ha contribuito a formare molti economisti italiani di successo come Mario Draghi e Ignazio Visco. Federico Caffè intellettuale poliedrico dalla cultura enciclopedica, uomo sensibile che amava la musica e la letteratura, all'età di 73 anni, quando è ormai un uomo anziano e psicologicamente provato, decide di scomparire nel nulla allontanandosi volontariamente da casa senza lasciare alcuna traccia. Di lui non si avranno più notizie. Nel 1998 il Tribunale di Roma ne ha dichiarato la morte presunta. Nell puntata, firmata da Keti Riccardi, intervengono la nipote Giovanna Leone, Giuseppe Amari, curatore di numerosi saggi su Caffè, Maurizio Franzini, Daniele Archibugi, Mario Tiberi e Giuseppe Ciccarone, economisti e allievi di Federico Caffè. Hanno contribuito anche l'Archivio storico della Banca d'Italia, Ediesse edizioni, il quotidiano "Il Manifesto".
11:00
Ch: 54
Lunedì 22/04/2024
(55m)
Stagione: 2019. Rita Levi Montalcini La puntata racconta quelli che sono stati i traguardi e gli obiettivi più importanti raggiunti da Rita Levi Montalcini durante la sua brillantissima carriera, tappa dopo tappa, fino a quello che ne è stato il culmine, il premio Nobel per la medicina, ottenuto ? insieme al biochimico Stanley Cohen ? il 10 dicembre 1986, per la scoperta della proteina del fattore di crescita del sistema nervoso. Rita Levi Montalcini è riuscita a imporsi come una delle menti più straordinarie della scienza mondiale, nonostante il suo percorso non sia stato affatto facile. Il documentario si soffermerà dunque sulla sua infanzia nella Torino di inizio '900, passando per il suo rapporto con la sorella gemella Paola, che diventerà un'affermata artista, fino alla sua decisiva esperienza presso la Washington University, l'università americana nella quale ha insegnato e fatto le scoperte più importanti. E a rendere ancor più ricco il racconto, saranno proprio le lettere, piene di dolcezza e nostalgia, scritte alla sorella e alla madre, durante questo periodo alla Washington University. E ancora, ci sarà la preziosa testimonianza della nipote, Piera Levi Montalcini, che così racconta: "Mio padre, ancora in età adulta, chiamava le zie, Rita e Paola, le bimbe e definiva zia Rita sensibilissima, fragilissima, resistentissima".
17:00
Ch: 65
Lunedì 22/04/2024
(30m)
17:50
Ch: 54
Lunedì 22/04/2024
(45m)
Stagione: 2019. Indro Montanelli, un anarchico conservatore A 110 anni dalla nascita di Indro Montanelli, il racconto del Novecento, attraverso la scrittura controcorrente del giornalista nato a Fucecchio, in Toscana. Lo propone il documentario di Giovanni Paolo Fontana con la regia di Nicoletta Nesler "Indro Montanelli, un anarchico conservatore" per il ciclo "Italiani" con un'introduzione di Paolo Mieli. Il documentario ricostruisce il percorso umano e professionale di un uomo che sintetizzava il proprio essere nelle parole scelte per il titolo: un anarchico conservatore. In primo piano i suoi rapporti con il fascismo e con Mussolini, prima esaltanti e poi conflittuali; l'esilio in Estonia, le corrispondenze dal fronte, la testimonianza della rivolta ungherese del 1956; e poi il suo lavoro a "Il Corriere della Sera", a "il Giornale" e a "La Voce", ultima sua creatura editoriale. E ancora, l'attentato subìto a Milano nel 1977 e il suo rapporto controverso anche con la morte, sopraggiunta nel 2001. A ricordare il Montanelli giornalista e non solo sono colleghi che lo hanno conosciuto e frequentato come il presidente Rai Marcello Foa, Tiziana Abate, Roberto Gervaso e Giancarlo Mazzuca.